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Vittorio Arrigoni. Il prossimo Exodus Sunsplash
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Conosco da molto tempo, ma non di persona, un rivoluzionario vero. Si chiama Vittorio Arrigoni e vive la maggior parte dell’anno a Gaza city. Lui è uno di quelli che sente di non poter avere pace per sè stesso se prima non si risolvono i problemi dell’umanità, di quell’umanità che soffre ed è vittima della storia, della politica, della guerra e delle ingiustizie. Anch’io sento queste cose, per questo ammiro chi ha fatto di questa lotta la primaria ragione della sua esistenza e dei suoi sforzi quotidiani. Anch’io seguo assiduamente tutti i fronti di guerra, ogni tipo di guerra, cercando giorno dopo giorno un segno di pace. Un passo in avanti. Nel mio piccolo, non offro il fianco al mondo del lavoro precario salariato, consumo poco e in maniera critica, e ogni volta che muovo il mio corpo per produrre qualcosa, lo faccio nel campo dell’agricoltura biologica o nel merchandising etico. e nella musica of course quando posso. mi piace sapere che ogni spilletta che esce dal mio laboratorio abbia impresso il segno di qualcosa di bello: un’idea, un movimento, un motivo di speranza, della bella gente che suona, un disegno artistico. voglio assolutamente che lo scambio non sia solo economico, nel senso che  la condizione necessaria per produrre spillette per qualcuno, o per piantare 200 ulivi nel suo campo o per vendemmiare la sua uva, sia il poterci guadagnare dell’altro: amicizia, esperienza, viaggio, essere parte di qualcosa di bello e positivo.

Non vedo nella scelta di Vittorio di dedicarsi alla causa dei palestinesi, nulla di sbagliato. Vedo anzi il distillato della stessa umanità che vedo in coloro che a questo mondo cercano di essere parte della soluzione, non del problema. tantissime belle persone che mi circondano e con cui voglio attraversare questa vita che in questo modo acquista il senso che mi basta per viverla, bene, tutta d’un fiato, con gioia anche per i momenti di tristezza. Vittorio Arrigoni è tutti noi, è il meglio di tutti noi: è uno che ha dato tutto, fino alla vita, per un mondo di uguali. Perchè possa arrivare, un giorno, il giorno in cui tutti possano vivere la loro vita in pace, in armonia, nel rispetto reciproco e in piena libertà.

Porto Vittorio Arrigoni, unico occidentale rimasto a testimoniare la violenza israeliana su Gaza durante i giorni tremendi di Piombo Fuso, io porto Vittorio Arrigoni come un esempio. Un esempio che resterà, un’idea che va oltre il suo corpo ormai sepolto e che è già movimento, rete di solidarietà, umanità in crescita sul presente di fuoco per una terra “promessa” (scusate la biblicità).

 

Un po’ di tutto questo è un po’ di quello che porto e un po’ di quello che vorrei trovare al prossimo Rototom Sunsplash, o per chiamarlo col nome giusto: Exodus Sunsplash. Un festival a cui partecipo da anni, sempre con qualche qualifica tipo pizzaiolo elfico o spillettaro abusivo in fuga dalle guardie, ma tutti ruoli che genericamente mi hanno sempre salvaguardato dal pagare il prezzo pieno del biglietto. Pur essendo un festival, dove ci si va per ascoltare musica e divertirsi, il Rototom mi piace perchè è un posto pacifico pieno di persone con dei contenuti, o perlomeno sulla strada per acquisirne di buoni. Il rototom è un ritrovo per gli amanti del reggae, quindi una stirpe mondiale di genti varie tra i quali rastafariani puri, fumatori e coltivatori, giocolieri e circensi, vagabondi del dharma, gente che ci crede davvero e gente che non crede a un cazzo oltre quello che vede, furgoni di prima della caduta del muro di Berlino, quasi tutti, bambini a nidiate dalla finlandia al mali. personalmente, da ateo anarcofreak mi trovo bene in questa fauna che per il secondo anno si ritrova in riva al mare, e anche quest’anno l’asse di spostamento per la bella stagione è est-ovest o meglio: nord-est – sud-ovest da Bologna fino quasi a Valencia.

Quello che vorrei, non sapendo quasi nulla di quel che ci sarà, al rototom: molte cose su Vittorio Arrigoni. Prati e alberi, e zone senza musica appalla per rigenerare i timpani e la corteccia cerebrale. Una navetta gratuita per paese e spiaggia. almeno la navetta… la presa di coscienza che durante il giorno si può solo stare al mare, almeno per chi la prende come una vacanza. quindi le robe impegnate ci stanno solo in mattinata o verso sera. un servizio di traduzione istantanea per i peggiori testi omofobi e razzisti di sizzla, buju banton, capleton, la maggior parte del movimento elephant ecc. e albo rosie deve stare attento su questo perchè ha fatto dei video sessisti tremendi, roba del secolo scorso perdio. uno studio critico letterario dei testi di bob marley con un dibattito critico sul suo pensiero religioso, con presente Markone che canterà “I nuovi giamaicani“. il mercatino freak “abusivo” spontaneo!! eheh. nessun caffè a più di 1 euro. Tutto quello che c’era l’anno scorso, tranne le mosche.

Quello che non vorrei al rototom invece sono, appunto, le mosche anche se è come cercare di evitare le zanzare nella pianura padana… la dancehall quando degenera nella techno dance, parcheggiare il camper sotto un albero di termiti e trovarmele nel letto. poi, come posso dire, da fan dell’autogestione non sopporto di essere educato: quando qualcuno cerca di educarmi, d’istinto la prima cosa che sento di fare è esattamente il contrario. per cui alla lunga i cartelli mi danno noia, le manifestazioni a favore di questo o di quello mi deprimono, il tentare di trasmettere in ogni momento valori positivi diventa, in sè, negativo. l’autogestione rapportata ad una massa eterogenea di individui con un tempo di concentrazione di 10 giorni è quasi impossibile, ma il senso di quella collettività che temporaneamente si viene a formare, il suo migliorarsi reciprocamente perchè funziona il “sentirsi parte di” rispetto alla provenienza dal mondo reale, normale e ordinario… questo va alimentato. il popolo del rototom assomiglia, spesso, ad un gregge e questo mi dispiace. ma farlo sentire tale pone il limite definitivo alla sua evoluzione. quindi spero che vinca il “siamo” più che il “siete”, che siano gli ospiti a vigilare sui guardiani (io lo faccio abitualmente) e che la eco del passo che ci ha fatto varcare un confine sia sotto gli occhi di tutti. possibilmente non scritto sul solito cartello!!

spillaman

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